sabato 30 aprile 2011

Il Talento del Mister Leonardo

Sostenuto a malapena dalla debite promesse “di provarci fino alla fine” e dalle necessarie dichiarazione di lottare “fino a che la matematica ce lo consenta”, il campionato di calcio, ormai deciso da qualche settimana, si avvia sommessamente verso la fine. Restano, certamente, le passioni di che dovrà presto festeggiarne la vittoria in Piazza del Duomo e di chi purtroppo dovrà abbandonarlo sconfitto nella battaglia per l’ulima salvezza in palio. L’interesse di tutti gli altri si dirige invece verso la fase finale della Champions League e verso un altro scudetto: quello del prossimo anno.
Tra le storie di questo finale di stagione già così orientato verso la prossima emerge quella che riguarda la designazione dell’allenatore dell’Inter per la prossima stagione. Protagonisti da un parte Leonardo, che con un orgogliso quanto superfluo finale di stagione punta a vedersi riconfermato in uno dei migliori posti di lavoro del calcio mondiale, e dall’altra la società meneghina che nella recente gestione Moratti ha dimostrato nella scelta degli allenatori coraggio, spegiudicatezza, impazienza e imprevidibilità, spesso tutti assieme.
Dopo uno sfortunatissimo inizio di campagna con Benitez l’Inter sembrava avere trovato con Leonardo nello spogliatoio quell’equilibrio tra unità e grinta che erano il segno, insieme alla debolezza della concorrenza, degli strabilianti successi degli ultimi anni.
Benitez, a parte gli infortuni, le circostanze sfortunate e gli errori, ha probabilmente pagato la poca predisposzione della società a tollerare un altro allenatore arrogante dopo la saturazione dell’esperienza Mourinho. L’arroganza di Mouirinho è guascona e impertinente, quella di Benitez è seriosa e poco televisiva. Mourinho, poi, ha vinto tutto, Benitez ha cominciato perdendo.
Leonardo, indipendente e dignitoso, colto ed elegante, amato da stampa e giocatori, sembrava il personaggio perfetto per sostituire Mourinho. Ha retto con grazia il passaggio antipatico e difficile da un campanile all’altro, ha ricompattato la squadra e ricominciato a vincere. Quando bisognava vincere assolutamente, però, la squadra di Leonardo ha perso. Di nuovo.
Cosa farà adesso Moratti? Scommetterà su uno splendido allenatore finora perdente o rilancerà la scommessa impossibile di rimpiazzere Mourinho e ripeterne i risultati?

Ottorino Maggio

giovedì 28 aprile 2011

Il mediocre valzer della panchina bianconera

Deschamps, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Delneri... Tutti bruciati dopo una stagione eccenzion fatta per il tecnico romano, esonerato a 3 giornate dal termine del suo secondo campionato sulla panchina bianconera. L’attuale allenatore friulano sembra avere il destino già segnato a causa della mancata qualificazione in Champions. Il prossimo allenatore da esonerare sarà forse Roberto Mancini?
Leggendo i principali siti e quotidiani d’informazione sportiva sembrerebbe di si. L’ex calciatore doriano sarebbe il primo grande investimento da parte della nuova dirigenza Juventina su di un allenatore. Perchè Deschamps era stato scelto più per la sua disponibilità ad allenare in B ed in C piuttosto che per le sue capacità, Ranieri era un allenatore di esperienza internazionale ma con un palmares da “zeru tituli”, Ferrara era una scomessa (persa?), Zaccheroni un tappabuchi e Delneri l’uomo del 4-4-2 e del 4° posto sicuro. Dopo questa lunga serie di fallimenti la società decide di puntare su di un allenatore considerato di altissimo livello. Infatti Roberto Mancini, benché giovane, può già vantare svariate Coppe Italia ed un paio di scudetti contestati ed ha un ingaggio da grandissimo allenatore. Dimenticando il fatto che il Mancio è un antijuventino di ferro ed è stato tra i principali accusatori della Juventus di Moggi, il problema reale è che in campo ci vanno i giocatori e sono loro a fare la differenza. La Juventus attuale ha una rosa mediocre. Nemmeno il miglior Capello avrebbe ottenuto risultati migliori di Delneri con questo materiale umano. Se Motta non è capace di chiudere una diagonale, se Grygera si lascia dribblare da chiunque, se Grosso è finito, se Felipe Melo è nevrotico, se Del Piero va per i 37 anni, se Buffon è più concentrato sulla Seredova che sul campo, se Pepe è impreciso (per usare un eufemismo), se Traore non sa crossare, se Iaquinta è sempre infortunato e così via... che colpe ne ha l’allenatore? Andrea Agnelli, Blanc e Marotta dovrebbero rendersi conto che con pochi giocatori buoni, nessun campione e molti calciatori normali non si va tanto lontano. La differenza la fanno i campioni e questa Juve non ne ha. Quella di Capello, che era fortissima indipendentemente da calciopoli, ne poteva schierare 2 o 3 per reparto: Buffon, Cannavaro, Thuram, Zambrotta, Nedved, Camoranesi, Emerson, Vieira, Mutu, Del Piero, Trezeguet ed Ibrahimovic. Per risollevare la Vecchia Signora dall’abisso in cui è caduta servono urgentemente grandi campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Messi, Rooney, Robben o Torres. Ma per comprarli servono soldi, tanti soldi. E questa Juve ne ha?! Oppure bisogna investire sui giovani e scoprire i futuri campioni. Ma per farlo servono pazienza, conoscenza e competenza. E questa Juve ne ha?! Deschamps, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Delneri e Mancini più che dei mediocri allenatori sembrano essere il capro espiatorio dell’incompetenza societaria.