giovedì 23 giugno 2011

Il Mangia-allenatori

Il mangia-allenatori è una figura quasi mitologica, con caratteristiche molto riconoscibili e dunque facilmente individuabile. Il più delle volte si cela nella ristretta cerchia dei Presidentissimi che ce l’hanno fatta, padroni indisturbati di squadre giunte nell’Olimpo del calcio che conta e difficilmente disposti a farsi da parte, nonostante continue minacce di mollare tutto.

Imprenditore (tendenzialmente) di successo, con innegabili manie di protagonismo, vanesio e sinceramente convinto di poter competere con qualsiasi mente tatticamente alfabetizzata, il mangia-allenatori è uno dei personaggi ricorrenti e più folcloristici della grande Commedia Umana dell’universo pallonaro.


Capostipite della categoria è indiscutibilmente Maurizio Zamparini, presidente della autoreferenzialissima catena di supermercati Emmezeta (M. Z., le sue iniziali, sic) con ben 35 esoneri all’attivo di cui 12 da quando è a Palermo. Zamparini è stato il primo a inscenare il discutibile balletto del richiamo. Vittima designata il politically correct Francesco Guidolin, capace di rispondere per ben quattro volte (dopo altrettanti benservito) al telefono rovente del bulimico Zampa. Al quarto ritorno (e dunque durante la quarta conferenza stampa personale di presentazione) un mugolante Guidolin si lascia sfuggire che “Zamparini è il miglior presidente che io abbia mai avuto, ma dal martedì alla domenica”. Battuta spiritosa e gelo in sala stampa. Zampa non gradisce e San Francesco Guidolin durerà per una manciata di settimane. Poi il definitivo benservito. Divertente rileggere in sequenza i nomi dei mister rosanero degli ultimi anni, quasi uno sciogli lingua: guidolin - delneri – papadopulo - guidolin - gobbo/pergolizzi - guidolin – colantuono – guidolin – colantuono – ballardini – zenga – rossi – cosmi – rossi.


Il mangia-allenatori è impulsivo, umorale e testardo, un istrione smanioso di sbraitare davanti ad una telecamera contro il suo allenatore e pronto a rimangiarsi la parola indistintamente dopo una qualunque vittoria o sconfitta. Spesso il mangia-allenatori ha problemi con la giustizia: da Max Cellino (al timone del Cagliari da 19 anni) a Lucianone Gaucci, per non parlare di Urbano Cairo, i Grandi Burattinai hanno avuto a che fare con le aule giudiziarie, riuscendo tuttavia quasi sempre a uscirne.

Cellino, residenza a Miami Beach, patteggiò una pena risibile nel 2000, di gran lunga inferiore rispetto alla grave accusa del ’92, quando fu arrestato con la sorella per una truffa Ue relativa alla denuncia di acquisto di scorte di grano inferiori a quelle esistenti. Luciano Gaucci sorride ancora beffardo tra le sue tondissime gote vermiglie sollazzate dall’aria tiepida di Santo Domingo, dopo essere stato costretto da una condanna per il fallimento del Perugia Calcio a fuggire dall’Italia con dominicane al seguito pronte a massaggiargli i piedi. Anche il già citato Zamparini (poteva mancare?) quest’anno ha visto il proprio nome inserito nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Benevento per i reati di corruzione e truffa connessi alla realizzazione dell’ipermercato I Sanniti.

Non possiamo non menzionare Papa Urbano (Cairo), che in quasi sei anni di presidenza granata ha totalizzato 11 esoneri e 12 cambi di panchina, con richiamo annesso (solo negli ultimi due anni Colantuono – Beretta – Colantuono – Lerda – Papadopulo – Lerda), ma con una costante: la permanenza in serie B. Anche Cairo ha avuto i suoi guai con la giustizia: durante Tangentopoli i suoi legali concordarono una pena di 19 mesi con la condizionale per falso in bilancio, fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita. La sentenza diventa definitiva nel '99, ma dopo 5 anni scatta l'estinzione del reato e Urbano (non ancora Papa) si salva.


Chiudiamo con il Joker Enrico Preziosi da Avellino, una vita passata a "giocare": dagli affari (è proprietario del Gruppo Giochi Preziosi, holding che detiene la proprietà della Giochi Preziosi S.p.A., l'azienda leader del mercato italiano nel settore dei giocattoli) all’ingresso nel mondo del gioco più amato dagli italiani, prima come presidente del Como, poi a capo del Genoa. Meno affamato al banchetto dei mister (specie da quando ha incontrato sulla sua strada Giampiero Gasperini) rispetto ai colleghi sopracitati, Preziosi vanta diverse (dis)avventure giudiziarie, sempre legate al mondo del pallone. Come dimenticare la combine all’ultima giornata con il Venezia, che nel 2005 distrusse i sogni di serie A della Genoa rossoblu? O ancora il mandato di cattura internazionale (!) giunto al Joker nel 2009, ritenuto contumace in una causa per truffa e "lesione di fiducia" legata alla cessione del bomber sudamericano Diego Lopez?

I nostri mangia-allenatori, simbolo dell’incoerenza e dell’illogicità umorale del mondo del calcio, sono tuttavia folclore allo stato puro e contribuiscono a ravvivare un mondo troppo grigio e appiattito su un canovaccio di banalità disarmanti ripetute alla nausea.
Da osservatori giudiziosi critichiamo la follia tritacarne dei mitici Presidenti, ma faremmo davvero a meno delle sparate di uno Zamparini qualsiasi?

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