lunedì 20 giugno 2011

Ronaldo: il fenomeno

Martedì 7 giugno 2011 a San Paolo si è ufficialmente chiusa la carriera di Luis Nazario de Lima, noto a tutti (chissà perché) come Ronaldo, in una partita amichevole tra le nazionali brasiliane e rumene.
Il calcio si inchina a quello che è stato uno dei più grandi centroavanti della storia del calcio. A patto, certo, che una pidocchiosa amichevole con la Romania passi per un inchino.


Ronaldo, per tutti semplicemente il Fenomeno, è stato il prototipo del calciatore moderno: si è conquistato l’amore di i tifosi, intellettuali e massaie con le sue incredibili accelerazioni palla al piede, le sue pubblicità Nike e le innumerevoli fidanzate e mogli e scappatelle con tanto di trans, ai suoi gravi infortuni, alle sue pronfonde discese ed alle sue vertiginose ascese.
Mentre il mondo del pallone piangeva il prematuro ritiro dall’attività professionistica di Marco Van Basten ed applaudiva il genio di Roberto Baggio, il Brasile conquistava il suo quarto titolo mondiale a Pasadena. Di quella Selecao faceva parte un ragazzino coi dentoni in fuori ed un sorriso birichino. A soli 18 anni Ronaldo vinceva un mondiale senza nemmeno scendere in campo. Questo è un privilegio che solo i predestinati hanno la fortuna di avere.
Ronaldo nasce il 22 settembre del 1976 a Rio De Janeiro. Fin da bambino sogna di diventare un calciatore e di indossare un giorno la mitica maglia verdeoro della Selecao. Muove i suoi primi passi da giocatore nel Social Ramos. Nel ’93, non ancora maggiorenne, passa al rinomato Cruzeiro e si confronta col calcio vero. Il talento di questo ragazzino magro e velocissimo è immenso. I primi ad accorgernesene sono gli olandesi del PSV Eindoven che lo portano in Europa nell’estate del ’94. In due stagioni Ronaldo realizza 42 gol in 46 partite. Tutte le big d’Europa gli mettono gli occhi addosso. E’ il Barcellona a spuntarla. In un anno in Catalogna Ronaldo mette a segno 34 gol in 37 partite e vince il titoli di Pichichi in Liga e la Coppa delle Coppe. Ormai è un Top Player di livello mondiale.
A Milano, sponda nerazzurra, c’è un nuovo Presidente, Massimo Moratti, ricco ed ambizioso e che stravede per il calcio sudamericano. Moratti si innamora del talento di questo ragazzo di 1m80 capace di andare in rete ogni volta che scende in campo e compie un’autentica pazzia per portare il Fenomeno a Milano. Con Ronaldo arrivano a Milano uno stuoio di sponsor e di interessi economici che arricchiscono il trasferimento più caro dell’epoca. Il pubblico nerazzurro è in fermento.
L’acquisto del fortissimo attaccante brasiliano ha riaccesso la fiammella dell’orgoglio nerazzurro a lunga calpestata da anni di domini rosso-bianconeri. Lo squadrone nerazzurro disputa una grande stagione arrivando seconda in campionato alle spalle dell’imbattibile Juve di Del Piero, Inzaghi e Zidane e conquista la Coppa Uefa in finale contro la Lazio. Ronaldo non delude le attese. Gioca una stagione di livello altissimo coronata col Pallone d’Oro. È lui l’autentico trascinatore della squadra di Simoni.

A Giugno ci sono i mondiali di Francia ed il Brasile campione in carica è il grande favorito. Ronaldo è la punta di diamante di una squadra imbottita di campioni. Il 12 Luglio si disputa la finalissima allo Stade de France tra il Brasile ed i padroni di casa della Francia. Nella notte Ronaldo si è sentito male ed ha avuto un forte attacco epilettico. Le sue condizioni sono precarie ma la voglia di giocare una finale mondiale è troppo forte. Il suo fisico è spossato e la sua prestazione ne risente. La Francia, guidata da un immenso Zidane, si impone per 3-0 e conquista così il suo primo campionato del mondo di calcio.

Assorbite le delusioni mondiali, Ronaldo torna alla Pinetina più carico che mai ignaro dei brutti scherzi che il destino ha in serbo per lui. Il Fenomeno si infortuna gravemente per 2 volte consecutive mettendo a rischio la possibilità di continuare a giocare. Trascorre quasi 2 anni lontano dai campi da gioco. In 4 anni Ronaldo mette insieme la miseria di 45 presenze. Sono in molti ad avere dubbi sulle reali possibilità del ragazzo di tornare ad essere il campione di un tempo. Ma Ronaldo ha una volontà di ferro. Non smette di credere nel suo recupero neppure per un istante. Ed alla fine sarà lui ad averla vinta su tutti gli scettici.

Nel Giugno del 2002 ci sono i mondiali di calcio nippocoreani. Ronaldo è tirato a lucido. Si dichiara in forma come nel ’98. Ai predestinati il destino restituisce sempre ciò che ha tolto. Ronaldo torna ad essere il Fenomeno ed ad incantare nel palcoscenico più prestigioso. Compone con Rivaldo e Ronaldinho un tridente da sogno. Trascina a suon di gol e di magie il Brasile alla finale contro la Germania. Ronaldo sa che ha già sbagliato e perso la finale di 4 anni fa. Ma questa volta è diverso. Il Brasile è determinato a vincere ed il Fenomeno decide il campionato del mondo con una meravigliosa doppietta. Ronaldo è tornato forte e decisivo come prima. Tutto il mondo del calcio è felice di riabbracciare il più grande talento brasiliano degli ultimi 20 anni. Il mondiale gli varrà anche l’assegnazione del secondo Pallone d’Oro.
Adesso Ronaldo è di nuovo all’apice del successo e decide di cambiare squadra stufo di non vincere nulla e del tecnico Cuper e dei suoi metodi da sergente di ferro. Sceglie il Real Madrid dei Galacticos. Moratti, come tutto il popolo nerazzurro, si sente tradito ma decide di lasciar partire lo stesso il suo pupillo. In 4 anni con la camiseta blanca segna 104 gol in 177 partite.
Ronaldo è sempre il Fenomeno ma il peso degli anni e degli infortuni cominciano a farsi sentire. Ronaldo ha sempre avuto 2 grandi passioni fuori dal campo: le donne ed il cibo. Negli anni ha collezionato una serie infinita di flirt, fidanzamenti, matrimoni, divorzi, figli più o meno legittimi... Sempre accompagnato dalle copertine dei rotocalchi di gossip di tutto il mondo. Negli ultimi anni della sua carriera queste due passioni si fanno sempre più forti ed invadenti ed il pallone sembra quasi passare in secondo piano. Se ne accorge per primo Fabio Capello. In pochi mesi da allenatore del Real Madrid rilega in panchina il gordo Ronaldo che non ci sta e nella finestra di mercato invernale decide di andarsene per continuare a giocare. La squadra che si fa avanti con maggiore convinzione è il Milan. Ronaldo non esita e firma un biennale. La Milano nerazzurra è in rivolta. I pochi tifosi che gli perdonarono la partenza dopo anni di coccole in infermeria non accettano questo ulteriore sgarbo. Al primo derby gli inferociti tifosi interisti gli confezionano un’accoglienza infernale con fischi e cori contro.


Ronaldo, senza aggiungere inutili polemiche, risponde come sa: giocando e segnando. La sua esperienza nella Milano rossonera durerà un anno, bruscamente interrotta dall’ennesimo grave infortunio al ginocchio. Il ragazzo ha 32 anni ma il peso dei gravi e continui infortuni alle ginocchia e le innumerevoli operazioni si fanno sentire. Non ha più la forza e gli stimoli per ripartire da zero un’altra volta. Ronaldo si lascia andare in un vortice di donne, trans, serate, alcool, cibo e feste. Il risultato è che il giocatore ingrassa e perde l’appeal di un tempo. Nessun top team europeo lo cerca. Allora il ragazzo torna in patria dopo 15 anni di gol, dribbling e magie in Europa. Firma un biennale col Corinthias. Vince una Coppa del Brasile e segna 18 gol in 31 partite. Il calcio sudamericano però non gli restituisce la voglia di soffrire e di sacrificarsi. Ronaldo continua la sua deriva e diventa sempre più grasso e sempre meno un atleta.
Martedì 7 giugno 2011 Ronaldo saluta per sempre il calcio professionistico disputando un’ultima partita con la Selecao. Tutti gli appassionati di calcio non dimenticheranno mai le sue accelerazioni inarrestabili, i suoi dribbling letali, le sue spettacolari magie ed i suoi tantissimi gol. Un giocatore che ha sempre interpretato il calcio come un gioco ed ha sempre sorriso giocando.

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