venerdì 17 giugno 2011

Remake alla Romana

Il vento è cambiato anche a Roma. Un vento da ovest, un vento di mare nuovo e fresco. Sono arrivati gli americani, un’altra volta, e tra le pagine sportive dei quotidiani estivi sbiadite dal sole e stropicciate dal vento si delinea già la strategia gringo-capitolina.


Siccome, diciamecelo, negli Stati Uniti di calcio si capisce poco, l’idea è di imparare da chi se ne intende e ha avuto successo ed in Europa il modello da seguire di questi tempi è sicuramente quello del Barça. Cosa dobbiamo allora aspettarci dalla Roma di Di Benedetto? Un’attenzione particolare al vivaio attraverso una struttura che si prenda cura tanto del giovane calciatore che del piccolo ometto, la creazione di un squadra-famiglia-nazione dove l’integrazione dei giocatori locali con i giocatori stranieri va al di là del cameratismo da spoglaitoio ma si riflette in un modello di convivenza nazionale, il rifiuto di sponsor commerciali su una maglia che è soprattutto una bandiera, l’impegno, anzi, la devozione per un gioco serio, spettacolare e spregiudicato, una squadra senza gerachie dove la gloria dell’eroe si esprime nel privilegio di essere uno del gruppo, una società più grande di chi la compone, che resiste ad un presidente cialtrone e si libera dei campioni egocentrici. Insomma un lavoro lungo e certosino per creare le condizioni non soltanto di un successo duraturo ma di una squadra che viene sostenuta dalla collettività dei tifosi ma che soprattutto ispira la collettività di una regione. Non proprio. Perché intraprendere un percorso lungo e faticoso, quando si può prendere una comoda scorciatoia? Perchè creare le condizioni per vincere in 4-5-10 anni quando si può comodamente lottare per un quinto posto già dall’anno prossimo? Quando si può ingaggiare Luigi Enrico, l’allenatore del Barcellona B, fare una bella campagna stampa piena di pompose intenzioni e di dichiarazioni d’amore per il calcio spettacolo, magari prendere un paio di scarti del Barcellona, cavalcare l’orgoglio gladiatore di un paio di giocatori bolliti come Totti e De Rossi per ancora un paio di stagioni e sopportarne i capricci e le sparate perchè sono delle bandiere e hanno il cuore giallorosso? E se poi non funziona si può sempre esonerare Luigi Enrico a Febbraio ed affidare le truppe al capro espriatorio di turno. La strategia americana della Roma sembra un brutto remake hollywoodiano di un bel film, fatto in fretta per calvalcare il successo dell’originale. E se questo articolo sembra un processo alle intenzioni è perchè lo è.
Continuiamo così, facciamoci del male.

Ottorino Maggio

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