mercoledì 1 giugno 2011

Lo strapotere di Guardiola e dei 7 nani

Inutile girarci intorno… Da sfegatato tifoso di un’altra squadra mi duole ammetterlo. Per cui la scriverò a denti stretti. Il Barcellona di Pep Guardiola è veramente la squadra più forte del mondo, forse una delle migliori di sempre. Premettendo che è quasi impossibile valutare squadre di periodi diversi che hanno giocato calcio completamente diverso contro avversari dal diverso valore. Però il gruppo blaugrana è qualcosa di incredibile. Da quando l’ex calciatore catalano si è seduto sulla panchina del Barça, il club ha vinto 10 titoli in 3 anni tra cui 3 scudetti consecutivi, 2 Champions League, un mondiale per Club ed 1 Supercoppa Europea. Sono sicuro che affiancarla a gruppi mitici come il Milan di Sacchi, la Juve di Trapattoni, l’Inter di Herrera, l’Ajax di Crujff ed il Real Madrid delle 5 Champions consecutive non è una bestemmia.


Quello che è ancora più impressionante è l’autorità con la quale riescono a vincere. Basti pensare alla freschissima finale di Wembley. I Blaugrana hanno letteralmente schiantato una delle squadre più forti ed esperte del panorama calcistico mondiale, il Manchester United di Sir Alex Ferguson. Messi e compagni hanno dominato (escluso forse il primo quarto d’ora) in lungo ed in largo l’avversario giocando una partita pressoché perfetta con estrema naturalezza. Sono riusciti ad avere un possesso palla medio del 63% (!), hanno tirato 16 volte a 3, hanno avuto 6 corner a 0. Numeri impietosi che dimostrano la straripante superiorità dei catalani.

L’enorme merito di Guardiola consiste nell’essere riuscito in brevissimo tempo a dare una identità ben precisa al gruppo. Ossia una squadra che fa del possesso palla, dei passaggi e dei triangoli stretti, del gioco cosiddetto a 2 tocchi, della tecnica e della rapidità la propria imbattibile forza. Infatti (purtroppo) vedere giocare il Barça è uno spettacolo che riconcilia col calcio. Una squadra perennemente in possesso palla votata all’attacco. Che costruisce le proprie azioni con 8 giocatori contemporaneamente; in cui qualsiasi pedina dello scacchiere tattico possiede una buona, se non eccellente, proprietà di palleggio. Con questo sistema di gioco la squadra di Guardiola è perennemente in possesso di palla. In questo modo risulta quasi impossibile per gli avversari riuscire ad attaccarli se non hanno mai il pallone. I maestri d’orchestra sono i due genietti del centrocampo Xavi ed Inesta. I due talenti spagnoli sono perfettamente complementari: uno più portato per le geometrie di gioco, l’altro più abile nel portare palle ed inserirsi negli spazi. Se si aggiunge il miglior giocatore del mondo, il due volte consecutive Pallone d’Oro Leo Messi, allora il gioco è fatto, anzi è vinto!

In tre anni il Barcellona è stato messo sotto solamente nella semifinale di andata di Champions dell’anno passato a San Siro contro l’Inter di Mourinho che si impose per 3-1 ipotecando finale e coppa. I meriti dei nerazzurri furono quelli di annientare i marziani sul piano del fisico, del pressing e dell’intensità. Ma siamo sicuri che non si sia trattato di un caso isolato dovuto ad un periodo di scarsa forma dei campioni catalani?! La prova è data dai successivi incontri del Real di Mourinho contro gli odiati rivali affrontati con la medesima tattica e finiti con la storica manita e con l’eliminazione dalla Champions.

Guardiola è riuscito ad imporre una filosofia in cui il collettivo è più importante delle individualità, a costo di sacrificare soldi e campioni. Basti pensare al bizzoso Eto’o che è stato ceduto, nonostante i suoi 37 gol stagionali, per una questione di feeling col tecnico. Ancora più lampante è l’esempio di Mister Scudetto Ibrahimovic che di adattarsi ad un gioco collettivo non ne voleva proprio sapere, abituato com’era allo schema dell’Inter palla lunga ad Ibra e pedalare, che è stato svenduto un anno dopo il suo arrivo con una minusvalenza di una quarantina di milioni circa...

Il grande merito della società è stato quello di investire nella cantera (le giovanili) e di credere nei giovani talenti. Infatti dell’attuale pluripremiata rosa diversi pilastri sono il frutto della cantera: Messi, Xavi, Iniesta, Puyol, Piqué, Pedro... Molti dei quali rappresentano l’ossatura della nazionale spagnola campione d’Europa e del Mondo in carica.


Tutti i tifosi di Real, Inter, Milan, Mancheter, Chelsea, Juventus rosicano da morire. Ma oggettivamente è difficile immaginarsi un futuro calcistico non a tinte blaugrana. Negli ultimi due anni la casablanca ha tentato a suon di acquisti milionari (Cristiano Ronaldo, Kakà, Benzema, Ozil, Di Maria, Mourinho) di interrompere lo stra potere dei 7 nani di Guardiola riuscendo solamente a strapparle una misera Copa del Rey ai supplementari.

Il gap tra il Barcellona e le altre big d’Europa, ed in particolare le sbiadite grandi squadre a strisce italiane, è al momento incolmabile. Con buona pace dei tifosi rosiconi come me!

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