giovedì 2 giugno 2011

Lo spettacolo più bello del mondo

Puntuale, come la finale della Champions League, le piogge di tarda primavera e l’esplosione del calcio mercato, arriva lo scandalo di fine stagione calcistica. Quest’anno, con scarsa originalità, tocca alle scommesse. Truccate ovviamente. Qusto calcio, questo paese, ormai somiglia sempre più a Gotham City. Criminali macchiette che non conducono più vite sottorreane il cui basso profilo è essenziale per farla franca, ma sono sempre in televisione, commentano, obbiettano, ridacchiano. Ascoltiamo le loro banalità pubbliche e poi, quando li beccano, leggiamo le loro volgarità private. L’ingordigia, i soldi che non bastano mai, l’inganno e la furberia sono così diffuse da essere ormai diventate un codice di comportamento comunemente accettato nel mondo del pallone, un mondo pieno di palle. L’assoluto senso di impunità che si rileva non può non far pensare che i casi che vengono alla luce, sempre comodamente fuor di stagione, siano soltanto la punta dell’iceberg il cui enorme corpo sommerso getta inevitabilmente un cono d’ombra sulle istituzioni che non si accorgono mai di niente.

A noi appassionati allora tocca fare quello che ormai sappiamo fare meglio, scandalizzarci senza stupore. I giornali sbraiteranno per un bel pezzo dell’estate, snocciolando intercettazioni come se fosse soltanto un’altro banchetto del folklore nazionale, pubblicheranno profilii dei protagonisti coinvolti. Si chiederanno per qualche giorno se si possa ancora credere nel risultato sul campo, nelle classifiche di campionato. Poi, arrivato settembre, tutto questo diventerà solo cronaca giudiziaria e tutto sarà di nuovo come prima. A gennaio, chissà, in qualche partita vedremo dei giocatori rimproverare invece che celebrare un compagno per un gol improvviso all’ultimo minuto e poi dichiarare alla stampa che in quella fase della partita era più saggio difendere il pareggio che sbilanciarsi in attacco e cercare la vittoria, o un portiere fare un paio di incredibili gaffe e archiviarle in sala stampa come “un minuto di follia”. Il polpo, invece, il calcio italiano lo guarda già da un pezzo come guarda il Giro d’Italia.



Ottorino Maggio

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